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martedì 19 dicembre 2017

Regalo di natale a Poste Italiane...a spese dei cittadini e contro Amazon!

Buongiorno a tutti.

Ieri sera, in Commissione Bilancio, è stato discusso un emendamento del relatore On. Boccia alla Legge di Bilancio 2018, il 42.34. Con questo emendamento, approvato, si prevede la possibile estensione del servizio universale postale agli invii pesanti fino a 5 kg, rispetto all'attuale limite dei 2 kg. Tale innalzamento del limite di peso potrà essere disposto nel prossimo contratto di programma tra Ministero dello Sviluppo Economico e Poste Italiane, sulla base della richiesta in tal senso avanzata da una delle due parti.

Lo scopo dichiarato dell'emendamento è di favorire l'accesso all'acquisto di beni su internet su tutto il territorio nazionale, con la speranza di abbassare i prezzi di consegna, nelle aree montuose e meno servite, dei prodotti comprati online. Il tutto attribuendo a Poste Italiane, per tali invii fino ai 5 kg, un sussidio, pagato dall'intera collettività.

Si tratta di una pessima idea per diversi ordini di ragioni. La diffusione della vendita di beni online è un fenomeno sicuramente positivo, in quanto consente -tra l'altro - di ottimizzare i costi, di comparare agevolmente i prezzi e di comprare beni che, altrimenti, non sarebbero fisicamente disponibili in prossimità dell'acquirente. Ciò però non giustifica che la vendita online sia sussidiata dallo Stato. E' paradossale che i negozi fisici, piccoli e grandi, che svolgono una funzione almeno altrettanto importante per la collettività, già gravati di infiniti pesi fiscali e burocratici, vengano obbligati a sostenere, con le loro tasse, i mercati online!

Inoltre, questo emendamento consolida ulteriormente la posizione dominante di Poste Italiane, a scapito dei suoi concorrenti. Infatti, per com'è strutturato oggi il servizio universale, solo gli invii fino a 2 kg effettuati da Poste Italiane godranno del sussidio e, soprattutto, dell'esenzione dal pagamento dell'IVA derivante dall'inclusione nel servizio universale. Tutte le altre società che, in questi anni, si sono sviluppate nel mercato della consegna di prodotti acquistati online, pur capaci di offrire un servizio magari migliore e più economico di quello dell'ex monopolista pubblico, si troveranno a dover sostenere una competizione impari, visto che (oltre a non ricevere alcun sussidio) gli invii effettuati per loro tramite continueranno a essere soggetti a piena IVA.

Paradossalmente poi, in un epoca di spending review e di declamata attenzione ai conti dello Stato, la previsione introdotta dall'emendamento Boccia non reca nessuna copertura economica. Si è creata una nuova spesa per lo Stato (e quindi, per i contribuenti) senza però quantificarla in alcun modo, e senza dire dove si prenderanno i soldi!

Per questo, in sede di discussione ho proposto diversi subemendamenti, diretti a correggere almeno le maggiori problematiche create dall'emendamento Boccia. Essenzialmente, ho proposto,  che:

  • contestualmente all'inclusione nel servizio universale degli invii fino a 5 kg, se ne escluda invece la posta massiva. Tale termine identifica l'invio di grandi quantità di posta, prelavorata e standardizzata da parte del mittente. Gli utilizzatori sono non la singola persona fisica, ma clienti di tipo business e istituzionali, che per esempio la usano per inviare bollette ed estratti conto. In tal modo, a fronte di una maggiore spesa a carico dello Stato (per l'innalzamento a 5 kg), prevederemmo contestualmente un risparmio, non sappiamo se equivalente o meno, visto che il relatore - a differenza mia - non ha offerto alcun calcolo economico dell'operazione da lui proposta. In precedenza, ho esposto in questo post ulteriori buone ragioni per smettere di sussidiare la posta massiva;
  • prima di procedere a una modifica del contratto di servizio nel senso indicato dal relatore, il MISE si confronti con tutte le associazioni rappresentative del mercato postale, e con i diretti interessati, al fine di acquisire una panoramica completa sugli effetti dell'innalzamento del limite del servizio universale;
  • si modifichi la disciplina del fondo di compensazione per il servizio universale. Si tratta di un istituto la cui operatività è meramente eventuale, per il caso in cui gli obblighi del servizio universale vengano a configurarsi come un onere finanziario non equo per il fornitore del servizio universale. La sua possibile istituzione è prevista dalla Direttiva 97/67/CE, la quale consente altresì agli Stati membri di prevedere che a contribuire a questo Fondo siano i soggetti titolari di autorizzazione alla fornitura di servizi postali. Il legislatore italiano, in sede di recepimento della Direttiva, ha scelto di prevedere un fondo di compensazione, alimentato da un contributo dei titolari di autorizzazione che può elevarsi a fino il 10% del loro fatturato annuale. Considerato che i margini di utile nel mercato si attestano sul 3%, lo strumento si presta, se attivato, a condurre automaticamente in default tutti i concorrenti dell’incumbent. Si tratta di una spada di damocle capace di azzerrare l’intero processo di liberalizzazione del mercato postale, distruggendo tutti gli operatori privati esistenti. Le finalità perseguite tramite la previsione del Fondo sono tra l’altro già ampiamente soddisfatte dalla disciplina di assegnazione del servizio universale e di redazione del Contratto di Programma, e non è un caso che infatti mai si sia resa necessaria l’attivazione del Fondo stesso. Dato che il Fondo non è operativo e nessuna risorsa è ad esso assegnata, l’eventuale eliminazione della relativa previsione di Legge non necessiterebbe di copertura. Il mio subemendamento, tuttavia, non elimina la previsione del Fondo, ma prevede che sia lo Stato, anziché gli operatori privati, ad alimentarlo, fissando un plafond di 50 Milioni di Euro. Il relativo onere risulterebbe ampiamente dal saldo positivo generato dall’esclusione della posta massiva dal servizio universale (115 Milioni di Euro).
I miei subemendamenti sono stati respinti. Il costo di tale rifiuto verrà pagato dai contribuenti italiani e da tutte le imprese concorrenti di Poste Italiane.

La mia battaglia per i diritti dei consumatori, dei contribuenti e della concorrenza non finisce qui.

Ivan Catalano

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