Buongiorno a tutti,
Oggi vorrei parlarvi di infrastrutture. Cosa evoca in voi questa parola? Immagini di strade e ferrovie che si stagliano infinite all'orizzonte? Il suono del treno che brevemente rompe l'aria per poi diventare un eco sempre più lontano? Il senso di potere dell'uomo, incarnato nel vibrare della terra e nell'acciaio che si fonde nella roccia?
Sfortunatamente, nel nostro paese (e non solo), infrastruttura è anche il gigantesco viadotto di calcestruzzo, divorato dall'incuria e da macchie d'erba, incompiuto e proteso verso il nulla. Infrastruttura è il feroce parassita che, nella silenziosa penombra, risucchia le ricchezze della nostra nazione, lasciandola moribonda accasciarsi nel debito pubblico. Infrastruttura è, infine, lo smarrimento, la rassegnazione e il pentimento di quelli che, in una "grande opera" - rivelatasi, invece, piccola e meschina - avevano posto la loro speranza di tempi migliori.
Le reti logistiche, di trasporto e di comunicazione sono un elemento inscindibile del progresso economico di una popolazione. Questo non significa che lo siano sempre e incondizionatamente. Le infrastrutture sono investimenti a lungo termine e, come tali, possono dare risultati positivi o negativi. E' necessario, quindi, valutare la loro fattibilità e convenienza sulla base di analisi condotte da soggetti imparziali e con metodologie tecnico-scientifiche. Ma questo accade davvero in Italia? E un'analisi di fattibilità è di per sè sufficiente a dimostrare la bontà di un opera?
Per una risposta profonda e articolata a tali domande vi segnalo la ricerca svolta da Francesco Ramella, fellow presso l'Istituto Bruno Leoni, accessibile dal collegamento nel fondo del post. Il ricercatore, oltre a svolgere un analisi dello scenario italiano e a evidenziare delle buone prassi europee, propone "al fine
di limitare gli incentivi perversi che sono alla base delle previsioni
non realistiche di cui sopra si propone una 'terapia' articolata su due
linee di azione" due nuove linee di intervento:
"a)
una revisione delle modalità di finanziamento delle infrastrutture che
preveda il passaggio da una responsabilità prevalente del governo
centrale a quella degli enti locali e dai soggetti pubblici a quelli
privati;
b) il ripensamento di una strategia
di investimento incardinata sugli investimenti pubblici ed i sussidi
all'esercizio a favore dei trasporti collettivi ad una che punti
prevalentemente sugli investimenti stradali e sull'adozione di
pedaggi/prelievi fiscali corrispondenti ai costi diretti ed esterni
correlati a ciascun modo di trasporto".
Ritengo che tali proposte meritino un'attenta considerazione. Voi che ne pensate?
La ricerca è al seguente indirizzo:
http://www.brunoleonimedia.it/public/BP/IBL_BP_139-Infrastrutture.pdf
Ivan Catalano
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