Chi di noi, seduto sui banchi di scuola, non ha letto i famosi passaggi dei Promessi Sposi nei quali Renzo, per ottenere in sposa la sua Lucia, deve affrontare l'incomprensibile latinorum di Don Abbondio e un vile "Azzecca-garbugli"?
Dai tempi in cui è ambientato il romanzo, e anche da quelli in cui è stato scritto, sono passati secoli, ma si pone ancora oggi il problema del rapporto tra il diritto e il popolo che dovrebbe conoscerlo e osservarlo. Inutile girarci attorno: troppo spesso il cittadino è costretto a muoversi tra un'infinità di Leggi, che talvolta si contraddicono e, ancor più spesso, contengono infiniti rimandi che rendono il testo incomprensibile anche agli addetti ai lavori (articoli che rimandano ad articoli di altre leggi, i quali rimandano a loro volta ad altri articoli di altre Leggi, e così via per numerosi passaggi).
Talvolta ciò è voluto; tipiche sono quelle piccoli, impopolari disposizioni che vengono nascoste tra le pieghe dei Decreti Legge. Più in generale, noi Legislatori pecchiamo nello scrivere Leggi, poichè interessati a rendere vigente il loro contenuto o -ahimé- per "dare un messaggio" (le note, inutili e dannose Leggi di proclama o manifesto), senza curarci della complessiva armonia e chiarezza dell'ordinamento giuridico.
D'altra parte, vi è anche un problema educativo. Il diritto è, prima di tutto, un linguaggio. In buona misura, esso non si distingue, se non per singoli termini, dalla lingua italiana comune. Esso però, a differenza della lingua comune, non tollera illogicità, imprecisioni e improprie generalizzazioni, a pena di disfunzioni e inefficacia. Si potrebbe pensare che il diritto, in quanto linguaggio tecnico, debba essere conosciuto solo dagli addetti ai lavori (avvocati, notai, funzionari, ecc) allo stesso modo in cui il linguaggio tecnico dell'ingegneria è proprio di una piccola cerchia di ingegneri, architetti e professionisti del settore.
Ciò poteva essere vero un tempo ma oggi, in cui noi tutti siamo cittadini di una repubblica, titolari non solo di doveri, ma di diritti, non possiamo vivere nell'ignoranza delle basi del linguaggio giuridico. Non è un caso che da tempo il diritto sia insegnato in numerosi ordini di scuole superiori.
Il legislatore, fra tutti i cittadini, è quello che maggiormente dovrebbe essere tenuto a conoscere il linguaggio giuridico e le sue regole, anche qualora non fosse quella la sua precedente attività. La capacità di muoversi e di ragionare in termini di commi, articoli, rimandi, definizioni normative non significa che si è diventati "parte della casta (sic!)", significa aver capito che le cose giuste non possono essere fatte senza gli strumenti giusti e che si può sconfiggere un diritto talvolta sbagliato e ingiusto attraverso le sue stesse regole.
E' passata da poco alla Camera la Legge Micillo sui delitti ambientali, una riforma di cui i colleghi M5S sono giustamente orgogliosi:
"Un altro nostro successo è stato la legge Micillo. La Legge Micillo sui delitti ambientali
è passata alla Camera, e adesso è al Senato, un importante passaggio di
testimone, una vera pietra miliare di civiltà. Perché si introducono
quattro fattispecie di reati nel Codice Penale, ossia quelli che fino a
ieri erano dei reati amministrativi diventano finalmente dei diritti. E
questo è un importante strumento nella mani della Magistratura, perché
si allungano i tempi di prescrizione e finalmente chi ha inquinato paga e
chi ha fatto degli illeciti potrà finalmente essere incarcerato. Noi su
questo abbiamo una grande sfida, perché sarà importantissimo portare
all'approvazione anche al Senato questa legge. Noi vi aspettiamo il 10,
11 e 12 ottobre al Circo Massimo, e vi chiediamo un piccolo contributo
perché come sapete noi non prendiamo contributi elettorali, e quindi
abbiamo bisogno del contributo di tutti quanti voi, grazie!"
Peccato però che comunicati di questo tipo siano più idonei a progagandare che non a informare. Lo spazio di scambio pubblico di un movimento che aspira a essere di emancipazione popolare dovrebbe mirare ad affinare e potenziare la conoscenza dei fenomeni e i linguaggi in cui essi si manifestano, non a confondere o a trarre in errore. Si può ammettere come una svista insignificante l'espressione "fattispecie di reati" anzichè "di reato", si può anche tollerare la sintassi e i tempi ballerini. Ma una frase come: "quelli che fino a
ieri erano dei reati amministrativi diventano finalmente dei diritti" contiene una quantità di errori giuridici imbarazzanti, che vengono veicolati a decine di migliaia di persone, se non di più.
Quello che probabilmente intendevano dire gli estensori del comunicato è che degli illeciti amministrativi (e non dei reati amministrativi, termine che identifica particolari illeciti degli enti) diventano dei reati (reato = illecito penale). Dire invece che un comportamento, costituente un illecito amministrativo, diventa
un diritto significa dire che tale comportamento diventa non solo lecito, ma
anche tutelato dall'ordinamento! L'esatto contrario di ciò che intende realizzare questa Legge, la quale vuole punire più severamente determinati comportamenti, certo non renderli leciti o addirittura tutelati.
Ivan Catalano
Nessun commento:
Posta un commento