Si può descrivere la logistica come “la scienza di trasportare i prodotti da un luogo all'altro nei tempi previsti, in modo efficiente e al minor costo possibile, e comprende la gestione dei processi di scambio dei relativi dati e delle relative informazioni”.
La logistica può essere vista come la filiera che raggruppa tutte le modalità di trasporto merci e tutti gli operatori che coordinano e partecipano a questi flussi.
Il Libro Bianco CE 2011-2020 pone l'attenzione sul fatto che dovranno esserci sempre meno autocarri sulla lunga distanza e più treni. In particolare, i vettori stradali dovranno fare in modo di specializzarsi nella city logistics come primo e ultimo miglio. Il 30% entro il 2030.
La Piattaforma Logistica Nazionale attualmente è - o meglio dovrebbe essere - UIRNet, ma parrebbe che, dopo tutti questi anni e decine di milioni di Euro dei contribuenti, la sua attività sia essenzialmente limitata ad alcuni terminal del Porto di Genova. Un risultato certamente non in linea con le aspettative del comparto.
E’ tuttora aperto un bando di gara per l'assegnazione della PNL ad un soggetto gestore, ma, dopo quattro rinvii, ancora nessuno pare essersi fatto avanti. Eppure la mole economica del progetto è notevole a fronte di una start-up così poco avviata.
Se alla fine di ottobre nessuno si sarà presentato, cosa si potrà fare?
Potrebbe essere opportuno un ripensamento globale del progetto, che metta al centro della PNL l’idea di bene comune, in ragione dell’evidente funzione di pubblica utilità della piattaforma. Il corretto funzionamento della logistica condiziona infatti qualsiasi altra attività economica. Il suo non ottimale funzionamento - da valutarsi sulla base delle possibilità che già oggi offrirebbero le tecnologie informatiche - riduce la competitività di tutte le industrie che da essa dipendono. Una nuova Uirnet, ricostruita sulla base di tale premessa, potrebbe assumere la forma della no profit utility, un modello d’impresa che combina caratteristiche di mercato e finalità sociali.
Ma quale deve essere la funzione della PNL? Quella di aggregare tutti i dati e le informazioni che transitano nei processi logistici: costruire un big data. E qui si pone il primo grande problema. Qualsiasi soggetto privato che la gestisse avrebbe accesso ad una mole d'informazioni tale da dargli un vantaggio competitivo difficilmente valutabile ma probabilmente tale da creare distorsioni pericolose. E se a diventare soggetto gestore fosse una società estera, o una sua controllata locale? Magari parte di un gruppo avente tra i propri business anche il trasporto merci? E se fosse una società legata, tramite controllo societario o altrimenti, a interessi politici di un’altra nazione? Ha ragione Confetra a chiedere regole certe sull'accesso ai dati sensibili.
L’idea è quella di una no profit utility gestita imprenditorialmente da tutti gli attori della filiera che vorranno farlo e che pro quota pagheranno il costo di una simile infrastruttura-infostruttura. Essa dovrà puntare, da subito, all'inteconnessione di tutti i nodi strategici (porti, aeroporti, interporti, scali ferroviari, logistiche, GDO e ZTL), così da attuare in tempi accettabili uno dei 4 punti prioritari del Piano Nazionale sulla Logistica 2011-2020, ovvero la riduzione delle soste. Già sappiamo dai dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ogni tonnellata di merce in ritardo costa alla collettività 3,31 Euro, ed ogni anno l'Italia trasferisce 124 Btkm. Un costo impressionante e, vista la situazione del sistema paese, ingiustificabile.
Nei prossimi anni lo scenario si sposterà sulla distribuzione urbana delle merci, andando progressivamente a sostituire i trasporti in conto proprio. E quindi la PNL dovrà includere la gestione di processi complessi come quelli della city logistics, lasciando alle altre modalità di trasporto le tratte più lunghe. Il punto zero è la realizzazione del dispositivo unico e questo non può e non deve farlo UIRNet, nè dovrebbe dare i localizzatori gratuitamente o in comodato d'uso: la realizzazione, secondo un set di regole predefinito, dei dispositivi deve essere lasciata al mercato, alla libera competizione dei produttori. Certo è necessaria l’interoperatività: i gestori FMS devono accordarsi per fra parlare ai loro hardware un'unica lingua. Tutti i soci di UIRNet devono decidere in fretta che strada vogliono percorrere, ognuno di loro deve comprendere che bisogna fare un passo indietro per farne fare due avanti al sistema paese; se questa non coinciderà con gli interessi di tutti allora sarà l'ennesimo progetto costosissimo e incompiuto del paese.
On. Catalano
L'articolo sopra riportato è stato pubblicato, a firma mia e dei miei collaboratori, sull'ultimo numero di Trasporto Notizie (n. 5/2014), reperibile al seguente link:
http://www.trasportonotizie.com/pdf/TN_5-2014.pdf
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