Kobane (per gli arabi Ain El-Arab) è una città, a maggioranza curda, al confine tra Siria e Turchia. Da oltre 20 giorni, le milizie dello Stato Islamico stanno conducendo un massiccio attacco per conquistarla, ostacolate dall'eroica resistenza opposta dai suoi abitanti.
Nel corso dell'attuale guerra civile in Siria, le comunità curde siriane si sono gradualmente date delle istituzioni autonome, a forte impronta democratica. Il nord della Siria, o Rojava in curdo, è così diventato un'isola di relativa pace in un paese in guerra, e un rifugio per profughi di ogni etnia e religione.
Oggi lo Stato Islamico minaccia di spezzare questa pace. Il cantone di Kobane è in posizione centrale rispetto agli altri due cantoni che compongono il Rojava: se fosse conquistato, le forze curde in Siria sarebbero divise inevitabilmente in due tronconi non comunicanti, mentre i fondamentalisti raggiungerebbero il loro obbiettivo di creare una linea di controllo ininterrotta, tale da arrivare al confine turco e costeggiarlo. Una delle poche esperienze di democrazia dal basso, pienamente autoctona, del Medio Oriente verrebbe soffocata nel sangue. Infine, l'IS potrebbe portare a un nuovo livello la propria opera di genocidio contro le minoranze etniche e religiose, come ha dimostrato di potere e voler fare dopo la conquista di Sinjar.
E' inutile nascondere la complessità della situazione. La Turchia considera i curdi di Siria un nemico peggiore dell'IS, poichè alleati a quel PKK contro cui ha combattuto per decenni, in una lotta che ha visto spargimenti di sangue immani, che hanno colpito duramente civili tanto di etnia curda quanto di etnia turca. Non si può però ignorare che dai tempi più bui del conflitto turco-curdo, si è arrivati a un epoca di dialogo politico, condizione necessaria per arrivare a una situazione in cui ai curdi vengano riconosciuti infine maggiori diritti, nel rispetto delle frontiere esistenti.
La Turchia è un alleato importante della Repubblica Italiana. Da questa posizione di amicizia derivano dei limiti di azione, ma anche delle responsabilità. Se Kobane cade, nella totale inerzia dei diecimila soldati turchi schierati di fronte a essa, porterà via con sè - per molti anni, se non decenni - ogni speranza di evoluzione pacifica della questione curda, fino a oggi troppo spesso dimenticata. Il problema non riguarda solo gli Stati direttamente interessati, ma le popolazioni di tutto il bacino del mediteranneo, sempre più avvolto nelle fiamme della guerra.
Con i colleghi On. Tacconi e On. Zaccagnini, ieri ho presentato un'interrogazione al Governo, che si riconnette idealmente a quella presentata in question time, mercoledì scorso, dai colleghi del M5S, al fine di chiedere un intervento più forte dell'Italia per assistere i curdi assediati. Col medesimo atto, abbiamo anche chiesto al Governo di valutare l'opportunità di instaurare un dialogo diretto con le istituzioni autonome curde in Siria.
On. Ivan Catalano
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