Si è discusso ieri, in Commissione IX, lo schema di contratto di programma tra tra il Ministero dello sviluppo economico e la società Poste italiane Spa per l'affidamento del servizio pubblico postale per gli anni 2015-2019. Alla Commissione competeva l'emanazione di un parere, non vincolante giuridicamente ma politicamente significativo, sul contenuto dell'atto. Abbiamo dato un parere favorevole, sottoposto a numerose condizioni.
Considerata l'ampia attività da me svolta in relazione alle Poste, e in particolare all'ultima mia mozione accolta in materia, non ho potuto esimermi dal sottolineare alcune criticità dell'accordo. Nel corso dell'articolato dibattito in Commissione, mi sono concentrato su due punti in particolare.
Prima di tutto, ho manifestato alcuni dubbi riferibili l'articolo 3, comma 2, del contratto di programma, che prevedela
possibilità, per Poste italiane, di avvalersi di altre società per lo
svolgimento di attività strumentali rispetto ai servizi oggetto di
affidamento. Questo genere di appalti, da parte di una società che,
seppur formalmente privata, è comunque affidataria di un servizio
pubblico, pone specifici problemi di tutela degli interessi pubblici, di
legalità e buona amministrazione, nella scelta del contraente. Ho quindi chiesto l'integrazione della proposta di parere con uno
specifico riferimento all'opportunità che, per lo svolgimento di tali
attività strumentali, Poste si debba rivolgere alle sole imprese
iscritte negli elenchi compilati dalle Prefetture, ai sensi delle
disposizioni anticorruzione. E' inoltre opportuna la
predisposizione da parte di Poste italiane, anche in collaborazione con
l'Autorità nazionale anticorruzione, di apposite linee guida volte a
individuare i requisiti di cui devono essere in possesso le società
affidatarie. Ritengo, infine necessario introdurre un obbligo, per la
società Poste italiane, di motivare le ragioni della esternalizzazione
delle attività legate al servizio pubblico, anche alla luce delle
risorse umane e strumentali disponibili, fornendo al Governo una
adeguata informazione.
Altre disposizioni che sollevano timori sono quelle che consentono la razionalizzazione del servizio, discostandosi tra l'altro nettamente dagli indirizzi approvati dal Parlamento con le mozioni dei mesi passati. Il comma 5 dell'art. 2 consente a Poste
italiane di ridurre gli uffici postali e le strutture di recapito,
sacrificando le esigenze dei territori. Il successivo comma 6
consente a Poste di effettuare la raccolta e il recapito a giorni alterni con riferimento a un
quarto della popolazione nazionale, anziché a un ottavo. Il comma 7
prevede l'introduzione di misure di razionalizzazione del servizio e di
rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito
sull'intero territorio nazionale. Il comma 8 prevede la facoltà per
Poste italiane di ridefinire la propria articolazione di base del
servizio secondo parametri più economici. Si tratta di
disposizioni che consentono a Poste, sulla base di considerazioni
relative esclusivamente alla riduzione degli oneri, di diminuire le
prestazioni connesse al servizio universale e la propria presenza a
livello territoriale. E' ovvio che il problema della sostenibilità economica del servizio va considerato. Tuttavia, il
contratto di programma lascia a Poste l'intero potere decisionale, dal
momento che il Ministero dello sviluppo economico può soltanto
promuovere un tavolo di confronto con gli enti territoriali. Non vengono invece richiesti impegni a Poste a fronte della chiusura di uffici, di riduzioni orarie, ecc. Si potrebbero per esempio utilizzare strumenti tecnologici al fine di limitare i disagi
derivanti dalla chiusura degli uffici postali, quali il «postino
telematico», che l'amministratore delegato della società ha illustrato
quando è stato sentito dalla Commissione in audizione. Proprio in tal senso, tra l'altro spingeva la mia mozione citata sopra.
La Commissione, anche alla luce dellae espresse aperture manifestate dal Sottosegretario Giacomelli, ha accolto, in sede di parere, sia il mio primo rilievo, prevedendo la seguente condizione (la n. 2):
"qualora Poste italiane intenda porre in atto misure di
razionalizzazione, rimodulazione e riduzione del servizio (...) si individuino in modo
puntuale gli interventi che, anche avvalendosi delle possibilità offerte
dalle tecnologie informatiche, come è il caso del «postino telematico»,
Poste italiane è tenuta ad attuare per garantire in ogni caso livelli
adeguati di servizio, prevedendo che tali interventi siano
preventivamente oggetto di confronto con gli enti locali"
sia il secondo, con l'inclusione nel parere della seguente osservazione (lettera a):
"si valuti l'opportunità di introdurre criteri,
limiti e parametri rispetto alla facoltà, attribuita in via generale
alla società Poste italiane, di avvalersi di altre società per lo
svolgimento di attività strumentali rispetto ai servizi oggetto di
affidamento; nell'individuazione di tali criteri si tenga conto, in
particolare, dell'esigenza di garantire la legalità degli affidamenti e
la trasparenza delle procedure; si valuti altresì l'opportunità di
inserire uno specifico riferimento alle agenzie di recapito ex
concessionarie"
Mi auguro che il Governo tenga conto del parere della Commissione competente, modificando il contratto al fine di venire incontro alle problematiche segnalate.
A presto.
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