Gli importanti impegni istituzionali che mi hanno trattenuto in questi giorni in Lombardia mi hanno impedito di partecipare all'approvazione della PDL sul c.d. omicidio stradale. Questa legge è ottima nell'apparenza, ma pessima nella sostanza. Per questo, malgrado l'impegno del Gruppo di Scelta Civica nel migliorarla, anche da un punto di vista tecnico, se presente non avrei potuto darle un convinto voto favorevole.
Comprendo l'emozione dei nostri tanti concittadini (e non) che hanno perso un proprio caro sulle strade. L'automobile rappresenta forse la più diffusa forma di rischio riconducibile alla moderna società industriale. Malgrado i costanti miglioramenti dell'ultimo decennio, ancora oggi si muore sulle strade in Italia. E tuttavia, la nuova norma è illogica, irragionevole e, dal punto di vista della pena, sproporzionata rispetto al trattamento di ipotesi di pari - o addirittura maggiore - gravità.
Il nostro ordinamento prevede già il reato di “omicidio colposo” che punisce chi, per colpa, cagiona la morte di un altro uomo, indipendentemente dalle modalità si tale condotta. Le proposte in discussione non aboliscono il reato di omicidio colposo, ma individuano dei casi (che già oggi costituiscono delle dubbie circostanze aggravanti) che vengono estratti dalla fattispecie di reato generale e travasati nella nuova fattispecie speciale dell’omicidio stradale. Quest’ultimo è punito con una pena che, rispetto all’omicidio colposo “standard” è fino a sedici volte più alta nel minimo, pur a parità di bene giuridico leso, ossia la vita umana e a parità di colpevolezza in astratto.
Il tutto per soddisfare un supposto e non dimostrato allarme sociale, per soddisfare pulsioni che nulla hanno di razionale. Gli omicidi colposi, soprattutto quelli da incidente stradale, diminuiscono di anno in anno, secondo un trend ormai lungo e stabile. L'efficacia dissuasiva delle nuove norme non sarà maggiore di quella ottenute dalle numerose leggi "manifesto", dai "bandi manzoniani" succedutisi negli ultimi anni, anche in questa materia. Le nuove norme contribuiranno invece a quel processo di destrutturazione e disarmonia della disciplina penale che, in maniera crescente, causa situazioni paradossali, complica e quindi allunga l'attività giurisdizionale e, nel medio termine, minaccia la tenuta del sistema penale.
Grandi studiosi del diritto, ben più competenti di me, lo hanno già detto e ripetuto:
“Il diritto penale deve affidarsi a pochi reati, non deve piegarsi agli umori popolari, alle emergenze o addirittura alle presunte emergenze.”
A presto
Ivan Catalano
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