Come già illustrato in un precedente post, qualche settimana fa ho inviato ad AGCM, AGCOM e ART, ossia alle tre autorità amministrative indipendenti attive, rispettivamente, nei campi della concorrenza, delle telecomunicazioni e dei trasporti, una lettera sull'emergente fenomeno del trasporto condiviso di cose (c.d. transport sharing). Prosegue il mio impegno sul tema della sharing economy nel campo dei trasporti, che fino a oggi ho indirizzato prevalentemente verso il c.d. carpooling, ossia verso il trasporto condiviso di persone, oggetto anche di una mia precedente lettera all'ART e all'AGCM.
Sono soddisfatto dell'interesse che il tema ha suscitato presso tali autorità. In particolare, l'AGCOM mi ha scritto manifestandomi l'esistenza di profili di sua competenza, l'interesse a studiare un intervento di regolazione, nonché l'opportunità di un interessamento da parte del Parlamento, tenendo conto della consultazione pubblica recentemente avviata dalla Commissione Europea e dei tavoli di lavoro aperti dal Gruppo Europeo dei Regolatori di Settore (BEREC) sui mercati digitali. L'AGCOM ha già posto le premesse della sua riflessione, individuando alcuni interessi pubblici e privati che dovranno essere oggetto di un attento bilanciamento. D'altra parte, considerata la natura per ora privata, seppur non strettamente confidenziale, della risposta, non entro nei dettagli, lasciando all'AGCOM stessa di esplicitare più avanti il suo pensiero in modo pubblico se e quando lo riterrà opportuno.
Ancor più recentemente, l'AGCM ha invece diffuso un comunicato stampa, nel quale concorda con l'esigenza, da me manifestata, di "disciplinare al più presto l’attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali per smartphone e tablet" e, riconosciuti non solo i rischi, ma anche i rilevanti benefici apportati da tale fenomeno, fra i quali una maggiore facilità di fruizione del servizio di mobilità, una migliore copertura di una domanda spesso insoddisfatta, una conseguente riduzione dei costi per l’utenza e, nella misura in cui si disincentiva l’uso del mezzo privato, un decongestionamento del traffico urbano chiede che "il legislatore intervenga con la massima sollecitudine al fine di regolamentare – nel modo meno invasivo possibile – queste nuove forme di trasporto non di linea, in modo da consentire un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore".
Sono soddisfatto di tali riscontri e proseguo l'attività di studio, al fine di soddisfare al più presto le necesssità di regolazione, oggi pressanti, anche al fine di distinguere lecite forme di condivisione da fenomeni di abusivismo mascherato. A fianco del lavoro "settoriale" in Commissione sul carpooling, sto infatti lavorando con i colleghi dell'Intergruppo Innovazione a un testo di più ampio respiro, destinato a disciplinare l'attività delle piattaforme di sharing e dei loro utenti, in tutti gli ambiti nei quali essa si esplica.
A presto,
Ivan Catalano
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