Chiunque di noi abbia una connessione ADSL a casa sa di aver dovuto previamente installare un apparato proprietario fornito dal proprio fornitore di servizio. Qualora abbia cambiato operatore, si ricorderà di aver dovuto cambiare tale apparato, restituendo quello di proprietà del precedente fornitore di servizio e provvedendo a montare quello del nuovo.
Anche se oggi diversi operatori non fanno più pagare alcun prezzo per i terminali, che vengono concessi in comodato, la situazione rimane pregiudizievole per i consumatori e per la concorrenza. Infatti, a ogni cambio di operatore, l'utente deve cambiare terminale, investendo tempo nelle operazioni di montaggio/smontaggio e magari rimanendo diversi giorni privo di connessione nell'attesa di ricevere quello nuovo. Ciò rende ancor meno fluido e più disagevole il cambio di operatore, già ostacolato da altre prassi di dubbia legittimità, come le penali di fine contratto camuffate da costi in realtà inesistenti.
A livello tecnologico, tutto ciò non è necessario: sarebbe assolutamente possibile per gli utenti installare dei terminali da loro stessi scelti e acquistati, funzionanti indipendentemente dall'operatore scelto. E' però necessario un intervento, verosimilmente normativo, per costringere gli operatori a rilasciare ai propri clienti le loro credenziali di registrazione/autenticazione come i dati di registrazione VoIP, ID ed ogni ulteriore utile parametro di configurazione.
In Germania, dove si è posto lo stesso problema, il Governo Merkel si è mosso per risolverlo definitivamente in via legislativa, presentando di propria iniziativa una proposta di Legge Federale (Drucksache 18/6280 dell'8 ottobre 2015) per liberalizzare, anche sotto quest'aspetto, il mercato dei terminali. Secondo la tesi del Governo tedesco, ciò si renderebbe necessario anche per conformarsi ai principi di diritto europeo in materia, in quanto “se i gestori di rete stessi fossero in grado di stabilire fin nell’ambito dei clienti finali la portata della loro rete, allora potrebbero stabilire alla fine anche al di là della portata del loro obbligo di tolleranza del collegamento di dispositivi di telecomunicazione” e “ciò porterebbe ad ostacolare la libera concorrenza, cosa che contraddirebbe lo scopo della Direttiva 2008/63/CE”.
Per questo, ho presentato un'interrogazione, sottoscritta da molti autorevoli colleghi dell'Intergruppo Innovazione, al fine di chiedere:
"quale sia l'orientamento del Governo in merito alla questione e alle sue ripercussioni sull'Agenda digitale e sul digital divide;
se il Governo condivida la valutazione espressa dall'esecutivo della Repubblica federale tedesca, in riferimento all'identica situazione che si verifica nel mercato tedesco, circa la incompatibilità dell'attuale gestione degli apparati terminali «con il mercato dei terminali completamente liberalizzato ai sensi della Direttiva 2008/63/CE del 20 giugno 2008», già attuata con il decreto legislativo n. 198 del 2010, e, in caso affermativo quali iniziative di competenza intenda adottare per dare più completa attuazione alla citata direttiva;
in ogni caso, se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, anche nell'ambito del prossimo disegno di legge di concorrenza, al fine di prevedere il divieto per gli internet service provider di imporre ai clienti apparati di loro proprietà per le offerte internet fibra/VDSL2 e tecnologie simili o derivate".
Continuerò a seguire la vicenda, a presto.
Ivan Catalano
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