Buongiorno a tutti,
a due giorni dal referendum, che ha visto la vittoria del NO al quesito sul rinnovo delle concessioni di coltivazione di idrocarburi sotto le 12 miglia, vorrei fare qualche riflessione costruttiva in libertà.
Prima di tutto, parlo di vittoria del NO perché il mancato voto, nei referendum abrogativi con quorum, esprime (anche) una particolare modalità di voto contrario. Alla luce dei precedenti, da ultimo quello del referendum sulla Legge n. 40 del 19 febbraio 2004 recante "Norme in materia di procreazione assistita", questa modalità di rigetto del quesito è diventata quella prevalente, in virtù della maggior facilità di raggiungimento dell'obbiettivo grazie alla somma dei no con l'astenzione fisiologica. Il che non rappresenta un abominio, ma la conseguenza - non ipotizzata dai costituenti, e tuttavia difficilmente evitabile nel lungo termine - dell'attuale regolamentazione dell'istituto referendario. Il che, se da una parte potrebbe suggerire di apporre in futuro modifiche alla disciplina referendaria, dall'altra, invece, snatura a semplice polemica politica le odierne accuse di violazione di norme penali rivolte al Presidente del Consiglio e al Presidente emerito Napolitano
Prima di tutto, parlo di vittoria del NO perché il mancato voto, nei referendum abrogativi con quorum, esprime (anche) una particolare modalità di voto contrario. Alla luce dei precedenti, da ultimo quello del referendum sulla Legge n. 40 del 19 febbraio 2004 recante "Norme in materia di procreazione assistita", questa modalità di rigetto del quesito è diventata quella prevalente, in virtù della maggior facilità di raggiungimento dell'obbiettivo grazie alla somma dei no con l'astenzione fisiologica. Il che non rappresenta un abominio, ma la conseguenza - non ipotizzata dai costituenti, e tuttavia difficilmente evitabile nel lungo termine - dell'attuale regolamentazione dell'istituto referendario. Il che, se da una parte potrebbe suggerire di apporre in futuro modifiche alla disciplina referendaria, dall'altra, invece, snatura a semplice polemica politica le odierne accuse di violazione di norme penali rivolte al Presidente del Consiglio e al Presidente emerito Napolitano
La campagna elettorale referendaria, da parte dei proponenti, ha toccato spesso il tema dell'abbandono delle piattaforme in mare in caso di esaurimento del giacimento.
Per risolvere questo problema, a mio avviso dobbiamo proprio partire da qui. Il fatto che le piattaforme possano venire abbandonate. Quale potrebbe essere la causa che spinge a fare questa scelta? Io credo che possa solo essere quella dell'anti-economicità della sua rimozione.
Sta qui il punto. Risolvere questa anti-economicità. Dei discorsi che si risolvono genericamente a denunciare "favori ai petrolieri" non me ne faccio nulla. Io vorrei un paese che discute sulle soluzioni e che si muovesse, unito pur nelle giuste divergenze politiche, per risolverli.
Facciamo un ragionamento.
Nel post che ho fatto per indicare le mie intenzioni di voto, avevo analizzato le fonti e il consumo di energia del nostro paese. Vi ripropongo i due grafici:
Come potete vedere, il consumo di energia è in diminuzione e sempre di più il consumo coperto da fonte rinnovabile è in aumento. Tra i consumi "rinnovabili" vediamo che la parte più grossa è data dall'idroelettrico, seguita dal fotovoltaico biomasse ed eolico.
Sul fotovoltaico, più volte mi sono espresso (qui ad esempio) sul fatto che bisogna indirizzare l'installazione verso impianti decentrati in autoconsumo e con accumulo. Ormai il futuro è la smart grid. Vorrei invece soffermarmi sull'eolico. Il nostro paese non è molto sfruttabile dal punto di vista eolico, almeno in terra ferma. Dove c'è vento sono state installati gli impianti, ma la loro sopravvivenza è legata al conto energia che retribuisce più di ciò che vale l'energica che producono. In sostanza se domani dovesse terminare la fase incentivante ci ritroveremmo con degli impianti abbandonati (in analogia con le piattaforme). L'RSE ha messo a disposizione online l'atlante del vento italiano. Analizzando le mappe si comprende come il vento maggiore sia localizzato in mare e al sud italia.
Prendiamo adesso la mappa delle concessioni offshore per coltivazione e ricerca idrocarburi e confrontiamola con le mappe del vento.
Dal confronto emerge che una parte della piattaforme si trova in zone molto ventose, ma la maggior parte si trova in zone di vento in grado di generare tra i 1500 MWh per MW installato.
Potrebbe essere un'idea recuperare le piattaforme offshore in disuso e ricavare una piattaforma offshore eolica?
Potrebbe realizzarla lo stato espropriando le piattaforme abbandonate? Oppure potrebbe essere realizzata come investimento dei proprietari?
Secondo me le potenzialità per studiare la fattibilità ci sono tutte. I costi impiantistici si abbasserebbero, sarebbe un po' come realizzarle a terra, con l'aggiunta del costo di trasporto. Stendere i cavidotti non dovrebbe essere un problema.
Potremmo realizzare per ogni piattaforma degli impianti da 15 MW, metà rispetto al progetto al largo di Taranto. Nel complesso ci sono 44 piattaforme per un totale di 660 MW installati, moltiplicandolo per il valore più basso di vento preso dall'atlante del RSE, avremo 990 GWh di energia elettrica, quasi 1TWh di energia elettrica ovvero un +6% di produzione eolica italiana.
I miei conti sono necessariamente approssimativi e non tengono conto di molti fattori, proprio per questo però sarebbe interessante fare un analisi più approfondita.
Ivan Catalano
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