Ogni volta che muore qualcuno di morbillo, la stampa mainstream, ma anche i newmedia, si scatenano nella più strumentale comunicazione politica: la paura dell'epidemia e la corsa alle vaccinazioni.
Ma facciamo un attimo il punto della vicenda morbillo.
I dati storici sulle morti, parlando di fonti ufficiali, possono essere reperibili in formato grafico a questi indirizzi: Istat - mortalità sotto i 5 anni (2014) e Rapporto Istat-Unicef sulle malattie infettive (2011). I dati relativi alla popolazione residente, i nati vivi e gli attuali casi di morte da malattie infettive si possono trovare facilmente sul sito dell'istat: dati.istat.it. Un ultimo link invece riguarda la copertura vaccinale storica che si trova sul sito dell'istituto superiore di sanità.
Cominciamo dall'inizio. Com'è l'andamento storico dei casi di bambini morti, rispetto ai nati vivi? In risposta a questa domanda pubblico direttamente il grafico che vi mostra l'andamento:
Ingrandendolo potrete facilmente osservare che, sommando i dati tra maschi e femmine, dal 1895 al 2011, la curva ormai è prossima allo zero. Il periodo più acuto è stato all'inizio del 1900 con 24 decessi ogni 1000 bambini nati vivi, intorno agli anni 50' era di 2/3 bambini, per poi arrivare a 0 su mille, che vuol dire che la frequenza è ancora più bassa. Oggi ad esempio la frequenza è misurabile su 1 milione di bambini nati vivi.
Vi starete sicuramente chiedendo: è stato merito della vaccinazione, se il calo è stato così drastico?
Per rispondere a questa domanda pubblico il grafico che mostra l'andamento della copertura vaccinale entro i 24 mesi di vita dei bambini:
la vaccinazione è iniziata intorno agli anni 80', quando la mortalità era già ai livelli odierni. Oggi prendendo a riferimento il periodo 2003 - 2014, per i quali abbiamo dati completi, al 2014 riscontriamo 44 bambini morti per milione di nati vivi. Un valore più o meno stabile dagli anni 70'. Tra l'altro è un dato aggregato di tutte le cause infettive, di cui il morbillo è una.
Ma allora perché la curva dei morti è scesa così rapidamente pur non essendoci state le vaccinazioni? I motivi sono essenzialmente 2 a mio avviso: miglioramento delle condizioni igieniche delle persone e immunità di gregge naturale e permanente.
L'immunità di gregge è la teoria scientifica che teorizza, servendosi di modelli statistici, l'immunità di una popolazione, intesa come capacità di non far circolare il virus, dato un sottogruppo dello stesso immune. Negli anni 50' vi fu uno studio di Hedrich AW., ripreso da una pubblicazione del 1993: "Herd immunity: History, Theory, Practies", il quale dimostrò che è sufficiente una popolazione immune di bambini tra entro i 15 anni del 55%, per garantire l'immunità di gregge teorica, almeno del 90% di tutta la popolazione. L'immunità dei bambini però non deve essere dovuta alla vaccinazione ma alla contrazione e al superamento della malattia, che determina una immunità permanente (cosa che il vaccino non garantisce in quanto temporanea). C'è un'altra questione che io non sottavaluterei, ovvero l'allattamento al seno del bambino. Secondo uno studio del 2013 denominato "Loss of Passively Acquired Maternal Antibodies in Highly Vaccinated Populations: An Emerging Need to Define the Ontogeny of Infant Immune Responses" i bambini che ricevono latte da madri immuni naturali, ricevono una copertura passiva maggiore rispetto ai bambini allattati da madri immuni da vaccinazione.
Oggi si punta a raggiungere come risultato la copertura vaccinale oltre il 95%, e si festeggia il risultato dopo che per ottenerlo si è passati sopra la garanzia costituzionale del diritto alla salute.
Vorrei ricordare che i vaccini sono farmaci e la vaccinazione una pratica medica e che entrambi sono soggetti a rischi.
Durante questi anni ho avuto modo di affrontare diversi casi di danni da vaccino e vaccinazione. Ho sostenuto fino in fondo il diritto alla scelta, perché oggi vaccinarsi è un giusto metodo per prevenire la malattia, ma rientra nelle facoltà di scelta di trattamento del paziente (ad eccezione di emergenze sanitarie nazionali, o per questioni legate all'attività professionale).
Ognuno deve essere messo nelle condizioni di valutare i rischi delle proprie scelte.
Prendiamo ad esempio i rischi per la salute che derivano dal contrarre il morbillo, essi sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infiammazioni del cervello). Si riscontrano più spesso nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse. Le stesse sono riscontrabili nel vaccino, perché altro non è che un virus del morbillo selvaggio attenuato mediante modificazioni genetiche in laboratorio, e le potete leggere in un qualsiasi foglio illustrativo di vaccino MPR(V). (es. Priorix capitolo 4.8).
Infine ripeto ciò che sostengo da tempo, la vaccinazione deve essere preceduta da esami pre-vaccinali e succeduta da esami post-vaccinali, sia che si tratti di trattamento obbligatorio che facoltativo. Conoscere la salute propria o dei propri figli prima di sottoporsi/li a trattamento sanitario vaccinale è fondamentale.
Ivan Catalano
PS: aggiungo una piccola postilla linkando ad un articolo dove si dice come anche la vaccinazione al 100% sia insufficiente e che il superamento naturale della malattia è meglio, riscontrabile come affermazione anche in questo studio: "The role of vaccination coverage, individual behaviors, and the public health response in the control of measles epidemics: an agent-based simulation for California".
PS: aggiungo una piccola postilla linkando ad un articolo dove si dice come anche la vaccinazione al 100% sia insufficiente e che il superamento naturale della malattia è meglio, riscontrabile come affermazione anche in questo studio: "The role of vaccination coverage, individual behaviors, and the public health response in the control of measles epidemics: an agent-based simulation for California".
Nessun commento:
Posta un commento