Sebbene in tutti questi
anni il legislatore si sia sforzato di emanare delle Leggi nazionali,
anche recependo le direttive europee, sui tempi certi di pagamento,
si veda il D.Lgs. 192/2012 e nello specifico nell'autotrasporto, la
modifica del c. 12 dell'art. 83-bis della L. 133/2008 ad oggi secondo
uno studio di CNA, nel settore dell'autotrasporto solo il 15% riesce
ad ottenere soddisfazione.
Il restante 85% ha dei
tempi di ritardo che vanno dai 10 agli oltre 180 giorni.
Lo studio fatto da CNA è
chiaro ed inquadra bene la situazione di crisi. Purtroppo sappiamo
bene che le cause sono da ricercare nell'impressionante credit crunch
che aumenta inesorabilmente ormai quasi ininterrottamente dal 2007
(vedi l'ultimo rapporto pubblicato da bankitalia). Togliendo il credito
il sistema imprenditoriale non ha più liquidità per sostenere le
normali attività di cassa e moltissime imprese a cui è stato
imposto di rientrare in tempi brevissimi dei loro affidamenti sono
costrette a chiudere per mancanza di liquidità non certo per carenza
di ordini.
Quindi tutto quello che è
esposto nello studio di CNA è da considerarsi l'effetto, non la
causa della crisi delle aziende. Se manca la moneta circolante
nell'organismo economico come è possibile continuare a scambiarsi
beni e servizi? Come si può continuare a pagare i dipendenti?
"Questa normativa
purtroppo è stata disattesa e lo sarà anche nel prossimo futuro,
quindi inasprire i controlli serve solo a mettere in ginocchio le pmi
già gravemente compromesse."
Nell'autotrasporto la
situazione è drammatica poiché i principali costi sono verso i
fornitori dei servizi in monopolio: carburanti, assicurazioni e
autostrade e questi 3 soggetti esigono il pagamento in contanti. In
questo caso si capisce il perché troviamo molti autocarri che non
hanno copertura assicurativa. Automezzi senza copertura assicurativa
e magari senza la corretta manutenzione, sono potenziali rischi alla
sicurezza della circolazione stradale.
E' in crescita anche un
altro fenomeno non descritto nello studio: i “fallimenti
consapevolmente pilotati”. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da
parte delle imprese di autotrasporto dove il committente ad un certo
punto avvia le pratiche di liquidazione dell'azienda, subito dopo
questa viene affittata da un'altra impresa e svuotata dei crediti,
lasciando solo i debiti e quindi la prima avviata al fallimento. Una
pratica sempre più diffusa e al limite della legalità e dell'etica
imprenditoriale, dove a rimetterci sempre sono i dipendenti, i
creditori e le casse dello Stato.
Prima di rivolgermi alle
istituzioni preposte, vorrei lanciare un appello a tutte le
associazioni di categoria, invitandole ad andare oltre i loro
interessi facendo un passo indietro, per fare in modo che tutto il
settore del trasporto possa aggregarsi in rete, costruendo soggetti
giuridici più solidi in grado di realizzare economie di scala per la
committenza e aumentando la propria solidità economica aziendale
potendo ricevere affidamenti maggiori dagli istituti di credito.
Vorrei inoltre lanciare
un appello a tutti gli imprenditori del trasporto (strada, treno,
nave, aereo) e delle filiere collegate (agenzie, spedizionieri,
doganalisti e logistica) "bisogna fare rete, bisogna creare una
politica dei trasporti vera non basata sulla spending review ma su
azioni ben precise e di lungo periodo basate su una vera integrazione
multimodale del trasporto".
Spero vivamente che
questi appelli non cadano nel vuoto poiché, credetemi, la crisi è
sistemica, deriva da una scellerata politica monetaria e purtroppo
non è risolvibile nel breve periodo, quindi l'unica possibilità è
quella di cooperare insieme per competere. Se invece continueremo
ognuno a guardare il proprio orticello allora non ci sarà più
speranza per nessuno.
Ivan Catalano
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