Buongiorno a tutti,
Mercoledì scorso ho preso la parola in assemblea e depositato una mozione, n. 1-00781, per chiedere al Governo di intervenire, anche tramite i propri poteri di iniziativa, al fine di mettere ordine nel settore dell'handling aeroportuale. Tale termine ricomprende l'insieme dei servizi svolti in aeroporto finalizzati a fornire assistenza a terra a terzi, vettori, utenti dell’aeroporto. Fra questi rientrano tutti i servizi necessari all’aeromobile dal momento in cui atterra a quello in cui riparte. Si tratta di un’attività particolarmente intensiva di lavoro: il costo del fattore lavoro raggiunge il 65%-80% dei costi totali. Un tempo svolta in regime di monopolio, tale attività è stata parzialmente liberalizzata dalla direttiva comunitaria n. 67 del 1996, che ha introdotto la libera concorrenza dei servizi di assistenza a terra, ha previsto un elenco dettagliato dei servizi da garantire negli aeroporti comunitari ed ha ammesso la possibilità per le compagnie aeree di prestare il servizio in autoproduzione (self handling). In Italia, per svolgere l'attività di handling è necessario acquisire una certificazione da parte dell'Enac.
Il settore vive un momento di innegabile difficoltà, ben esemplificata dalla nota vicenda di SEA Handling - oggi Airport handling - e della relativa procedura di infrazione comunitaria. Fra le cause dell’attuale crisi del servizio di handling possono individuarsi, secondo il Prof. Oliviero Baccelli dell’Università Bocconi, il calo dei volumi movimentati e il fatto che “l’’uscita delle società di gestione degli aeroporti da questo settore ne ha determinato una frammentazione, con tante aziende di assistenza a terra che tendono a seguire poche compagnie aeree”. Ora, la pluralità delle imprese di handling (14 nei soli due scali romani) non è di per sè un fatto negativo ed anzi evidenzia un positivo sviluppo della concorrenza e del mercato dei relativi servizi, purché si garantisca che tutte le imprese presenti sul mercato siano in grado di lavorare in condizioni di efficienza, sicurezza ed eque condizioni di lavoro.
La Commissione Europea, a seguito degli studi dalla stessa svolti in preparazione alla riforma della normativa europea sui servizi di assistenza a terra, ha accertato che il livello di qualità del servizio di handling si riverbera su tutti i portatori di interesse del sistema aeroportuale, ed è quindi suscettibile di danneggiarlo nel suo insieme. Sempre la Commissione Europea ha sottolineato la forza del legame intercorrente tra il livello di formazione del personale e il livello di qualità e di sicurezza dei servizi di handling. L’attuale assetto del settore è, da questi punti di vista, insoddisfacente. Ci si trova davanti un panorama frammentato, con numerose imprese, e condizioni di lavoro assai disomogenee. Nelle pieghe di tale situazione, e in particolare in quelle realtà dove si verificano casi di subappalti a cascata, si annidano forme di sfruttamento e oggettive minacce alla sicurezza.
Un discorso a parte meriterebbe la questione dell’abuso della forma cooperativa, fenomeno proprio non solo della logistica aeroportuale, ma dell’intera filiera della logistica nazionale. La cooperativa è un nobile istituto mutualistico e solidaristico. E’ quindi tanto più inaccettabile la diffusione di cooperative create per eludere le normative fiscali e lavoristiche. Finte cooperative, che aprono, chiudono e riaprono ciclicamente secondo le più varie necessità; dove vengono quotidianamente calpestati i diritti dei supposti soci, generalmente reclutati fra gli immigrati e i più poveri dei nostri cittadini. A fronte della perdurante infiltrazione criminale, e oggi anche del pericolo rappresentato dal terrorismo islamista, non possiamo consentire spazi di opacità nel sistema logistico nazionale.
Ho chiesti quindi al Governo di intervenire, sia in sede europea che in sede nazionale, al fine di introdurre specifiche regole per il subappalto dei servizi di handling, tali da garantire la sicurezza e l’efficienza non solo del servizio di ground handling, ma dell’intero sistema aeroportuale. In particolare, deve essere vietato, nell’ambito dei servizi di handling, la possibilità di ricorrere al subappalto a cascata, ossia l’affidamento di lavorazioni di competenza del subappaltatore ad altra impresa in sub-affidamento. Piuttosto che limitare a valle il numero di imprese, con improprie limitazioni alla concorrenza, è opportuno agire con forza a monte, prevedendo requisiti ben più stringenti di quelli in vigore per la concessione da parte dell’ENAC della certificazione necessaria allo svolgimento di attività di handling. Si deve intervenire ugualmente al fine di prevedere dei periodi obbligatori di addestramento dei lavoratori da parte delle imprese di handling.
Da ultimo, dobbiamo essere coscienti che si parla ormai di un mercato comune europeo, di un sistema strettamente interdipendente. Nessuno Stato, da solo, può davvero illudersi di poter governare il settore. Per questo ritengo che il Governo debba sostenere gli sforzi della Commissione Europea finalizzati all’emanazione di una nuova normativa uniforme del settore, ispirata a maggior concorrenza, maggiore efficienza, maggiore sicurezza, maggiori garanzie di stabilità e formazione della forza lavoro. Tale normativa dovrà avere la forma di un regolamento, e quindi di un atto direttamente applicabile in tutti i paesi membri.
A presto,
Ivan Catalano
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