E' nota la difficile situazione del cargo ferroviario nel nostro paese, passato dai 70 milioni di Treni-chilometri prodotti nel 2007 ai 44 milioni di Treni-chilometri prodotti nel 2015. Questa crisi è andata di pari passo con il progressivo abbandono del settore da parte di Trenitalia, tamponato, anche se solo in parte, dall'ingresso sul mercato, a partire dalla liberalizzazione del 2001, di alcune piccole ma dinamiche imprese. Altrettanto noto è l'interesse del Governo a rilanciare il settore, nell'ottica di potenziare lo scambio intermodale e di togliere una quota delle merci dal trasporto su gomma, così da ridurre la congestione, aumentare la sicurezza delle strade, e contribuire a ridurre il significativo impatto ambientale del settore.
Infatti, nel corso dell'ultimo convegno Mercintreno, svoltosi a Roma il 4 e 5 ottobre 2016, Ivano Russo, consigliere del Ministro Graziano Delrio, osservando i primi positivi segnali provenienti dal mercato, ha affermato che «nel 2016 si è sicuramente invertita una tendenza al declino del trasporto merci ferroviario e intermodale» e che il «2017 deve essere l'anno in cui si consolida la crescita e si avvia una svolta definitiva per lo sviluppo del settore».
Questa positiva aspettativa rischia però di essere compromessa, a causa di una crisi in corso che va a colpire la disponibilità di macchinisti qualificati, col rischio di gravi danni sia per le imprese private che operano nel cargo ferroviario, sia per il principale concorrente di Trenitalia nel trasporto passeggeri nazione.
Infatti, secondo quanto emerso nel corso della medesima edizione di Mercintreno, e ampiamente documentato sulla stampa, non solo di settore (si vede al proposito fra i tanti Corriere della Sera dell'8 ottobre 2016), la direzione per il trasporto regionale di Trenitalia avrebbe avviato una procedura di reclutamento, senza bando, per oltre un centinaio di macchinisti già formati e operanti in altre aziende concorrenti, da destinare al servizio regionale di Trenitalia. In caso di esito positivo delle procedure di reclutamento, le imprese di provenienza dei macchinisti perderebbero percentuali anche molto rilevanti del loro personale qualificato (per Nuovo Trasporto Viaggiatori si parla del 25 per cento dei macchinisti, per alcune imprese minori del cargo, la percentuale è addirittura maggiore) e vedrebbero gravemente compromessa la loro capacità di rispettare i contratti già in essere o addirittura di sopravvivere nel breve termine, in ragione dei lunghi tempi (da uno a due anni) richiesti per la formazione di nuovi macchinisti.
La scelta di Trenitalia risulta poco comprensibile considerato che diverse società del Gruppo FS dispongono di numerosi macchinisti in esubero, che ben avrebbero potuto essere destinati al trasporto regionale senza la necessità di sottrarli, in numero così elevato, ai propri concorrenti e che, inoltre, la tendenziale stabilità di traffico che caratterizza il trasporto passeggeri regionale avrebbe consentito un'agevole pianificazione delle necessità in termini di risorse umane, con la conseguente possibilità di avviare per tempo gli iter formativi.
Per questo, anche al fine di prevenire un possibile contenzioso giudiziario per abuso di posizione dominante o pratiche anticoncorrenziali, risulta opportuno un intervento del Governo, finalizzato a guidare le imprese del settore ferroviario a superare le carenze di forza lavoro che, paradossalmente, in tempi di forte disoccupazione, si stanno manifestando, evitando per quanto possibile una «cannibalizzazione» delle risorse umane tra le imprese italiane del settore. Ho quindi chiesto al Governo, con l'interrogazione 5/09761, come intende intervenire e, in particolare, se non intenda apprire un tavolo tecnico tra tutte le imprese interessate.
Vi terrò aggiornati.
Ivan Catalano
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