Buongiorno a tutti.
Il 10 Febbraio 2016, poco tempo dopo la pubblicazione del Decreto Ministeriale sul Retrofit Elettrico (26 gennaio 2016), l'On. Dario Tamburrano presentò una serie di interrogazioni rivolte alla Commissione Europea, sostenendo la tesi che il Decreto fosse una norma nazionale in contrasto con il diritto comunitario.
Ma per quale motivo queste interrogazioni sono state fatte? La risposta è semplice e lo dice chiaramente l'On. sul suo sito ed è la seguente: "il Governo nega ai cittadini italiani la possibilità di acquistare il kit per la trasformazione fuori dai patri confini, e magari ad un prezzo più basso". Quando lessi delle interrogazioni non volli darne pubblicità, ero certo che la commissione avrebbe risposto picche, per il semplice fatto che il Decreto è stato da essa valutato e anche modificato, però feci delle ricerche e lessi in un forum della possibilità che si potessero diffondere kit sloveni a basso costo nel nostro paese.
Torniamo al merito delle risposte della Commissione Europea. Nella prima dice: "La direttiva 2007/46/CE (1) armonizza i requisiti di omologazione per tutti i veicoli nuovi che rientrano nel suo campo di applicazione e dei sistemi, componenti ed entità tecniche destinati a tali veicoli. La direttiva non copre le modifiche dei veicoli omologati effettuate dopo la prima immatricolazione. Se i veicoli fossero modificati antecedentemente alla prima immatricolazione troverebbero applicazione le disposizioni in materia di omologazione individuale stabilite all'articolo 24, paragrafo 8. Le autorità nazionali sono le autorità competenti per tutte le modifiche di veicoli successive alla loro prima immatricolazione. Per essere coerenti con la direttiva le disposizioni nazionali in materia di retrofit dovrebbero rispettare il sistema europeo di omologazione dei veicoli riqualificati. Durante la procedura di notifica del decreto ministeriale italiano 1° dicembre 2015 n. 219 non sono pervenuti commenti dagli Stati membri. Le misure relative alla conversione dei veicoli e in particolare quelle concernenti la protezione dell'utilizzatore e la sicurezza del sistema sono ritenute appropriate e proporzionate, pertanto non è previsto nessun intervento.". Nella seconda invece: "Il «sistema europeo di omologazione dei veicoli riqualificati» è disciplinato dalla direttiva quadro 2007/46/CE. Tutte le modifiche apportate a un veicolo possono comportare che questo non sia più conforme all'omologazione UE. In tal caso, un'autorità di omologazione deve valutare le conseguenze delle modifiche sulla sicurezza del veicolo e sulle emissioni. In seguito a tale valutazione può essere concessa un'omologazione nazionale che consenta l'immatricolazione del veicolo modificato e il suo uso su strada sul territorio di tale Stato membro. Se i requisiti essenziali di cui all'allegato IV o all'allegato XI della direttiva 2007/46/CE sono soddisfatti, le altre autorità nazionali devono riconoscere la conformità del veicolo modificato alla legislazione armonizzata dell'UE. Qualora siano state concesse esenzioni da talune disposizioni UE o queste siano state sostituite da disposizioni alternative, gli altri Stati membri devono consentire la vendita, l'immatricolazione o l'entrata in servizio di tale veicolo sul loro territorio, a meno che non abbiano motivi fondati per ritenere che le disposizioni tecniche usate per concedere l'omologazione non siano equivalenti alle loro. La legislazione italiana sul retrofit elettrico delle auto è in linea con la direttiva 2007/46/CE ai fini dell'omologazione nazionale. Essa non ha inoltre suscitato commenti da altri Stati membri nel corso della procedura di notifica da parte dell'Italia. Pertanto, essa è da considerarsi appropriata e proporzionata nell'ambito di altre legislazioni nazionali in tema di omologazione."
Come scrissi in un post qualche tempo fa, in Italia c'è tutta la filiera imprenditoriale per fare un Retrofit #MadeInItaly, questo comporta che le aziende debbano accreditarsi al ministero, fare investimenti e omologare dei kit che soddisfino i requisiti di sicurezza. Ci potrebbero essere legittimamente imprenditori che non hanno alcun interesse ad accreditarsi, che volendo acquistare kit esteri a basso costo vedono l'Articolo 8 del Decreto sul Retrofit, che regola l'importazione di kit omologati da stati esteri, una barriera e che stanno spingendo per disconoscerlo. Chi opera così non solo va contro la sicurezza stradale, ma opera contro il proprio paese. Stupisce che questa posizione sia sostenuta dal M5S, che lotta per il MadeInItaly e per la sovranità nazionale. Mi fa pensare questa frase contenuta nel post dell'On. Tamburrano: "L’Italia, in base al decreto che in gennaio ha finalmente reso possibile il retrofit elettrico, non riconosce automaticamente la reimmatricolazione se il kit per sostituire il motore a scoppio é diverso da quello omologato in Italia: dunque chi fa retrofittare l’auto – poniamo – in Slovenia o in Germania per spendere meno tempo, denaro e burocrazia rischia una sanzione.".
Questa frase conferma sempre di più i miei timori. Spero che invece le imprese si accorgano dell'opportunità che ho contribuito a costruire e investano in una mobilità elettrica derivante dalla riqualificazione di veicoli circolanti.
Il Retrofit con queste interrogazioni diventa più forte e viene certificato il rispetto di tutte le norme comunitarie e nazionali, altro che giungla normativa.
Ivan Catalano
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