da pochi giorni, ho raggiunto la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Il mio primo impegno in questa sede sarà quello di fare chiarezza sull'utilizzo delle ingenti risorse amministrate dai Fondi Interprofessionali per la formazione. Si tratta di denaro pubblico, derivante dalle somme trattenute - in misura non inferiore all'1,61% (di cui lo 0,3% per formazione degli occupati e 1,31% per la riqualificazione dei disoccupati) - sugli stipendi di tutti i lavoratori. Il denaro raccolto, superiore al miliardo di Euro all'anno, dovrebbe alimentare il sistema di formazione dei lavoratori italiani, al fine di aumentare costantemente le loro competenze e permettere loro, a seguito di un licenziamento, di reinserirsi con facilità nel mondo del lavoro. Uso il condizionale, in quanto il funzionamento di tale sistema è costellato di punti oscuri, tali da sollevare seri dubbi sull'effettiva destinazione di una parte, non indifferente, delle somme amministrate, nonché, quindi, sull'efficacia dell'azione complessiva del sistema. Vi segnalo alcune anomalie. Da un punto di vista formale, manca una disciplina organica della materia, disciplina che è invece dispersa su una pluralità di fonti di varia forza, tra cui numerose circolari, quindi neppure direttamente vincolanti al di fuori della PA che le ha emesse! Quanto invece agli aspetti sostanziali, ad oggi i Fondi generalmente non stipulano contratti scritti per regolare i loro rapporti con gli enti formativi, che vengono rimessi ad accordi verbali, se non all'assoluto arbitrio dei Fondi stessi. Vi sono poi criticità nel funzionamento dei bandi, cui i Fondi sarebbero tenuti in ragione della natura pubblica del denaro amministrato. L'ANPAL, che dovrebbe vigilare sulla materia, risulta ancora non operativa. Ma soprattutto, e questa è la cosa più grave, le aziende non hanno neppure modo di sapere quanto hanno esattamente versato, quanto viene trattenuto dai Fondi per le loro spese di intermediazione, e quindi quanto denaro è disponibile effettivamente per la formazione. L'anno scorso l'AGCM, ha inviato una motivata segnalazione al Governo, evidenziando diverse delle criticità riscontrate. Il Ministero del Lavoro aveva allora garantito che il parere dell'antitrust sarebbe stato integralmente recepito, ma non se né è poi saputo nulla. Per questo, ho presentato l'interrogazione 4/16868, al fine di richiamare il Governo ai suoi impegni. Nel frattempo, ho svolto autonomamente attività ispettiva, venendo a conoscenza dell'esistenza di una lettera, inviata dal Ministero del Lavoro all'AGCM a seguito del parere reso da quest'ultima, nella quale vengono dettagliate alcune parziali iniziative intraprese dal Ministero. Nel rispetto dei rispettivi ruoli istituzionali, il 26 luglio scorso ho inviato una specifica istanza al Ministero del Lavoro, al fine di far accedere me e i colleghi della Commissione Lavoro al contenuto della missiva, e consentirci di valutare l'effettiva rispondenza dello stesso agli impegni presi. In un'epoca di così grave crisi sociale e lavorativa, l'assoluta opacità del mondo della formazione professionale, e dell'enorme quantità di denaro pubblico che ci gira intorno, non può più essere accettata.
A presto.
Ivan Catalano
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