Come noto, da tempo Poste Italiane fornisce servizi finanziari, sempre più in concorrenza con le istituzioni bancarie tradizionali. Negli ultimi mesi, sulla base di circostanziate segnalazioni, mi sono interessato alla tutela dei consumatori-investitori, i quali non sempre in passato hanno visto sufficientemente garantiti i loro interessi dalla società pubblica.
Dapprima, con interrogazione 4/12625, ho segnalato al governo che il principale sindacato postale ha denunciato l'esistenza, nell'ambito territoriale siciliano, di gravi pressioni sui dipendenti, in materia di test MIFID e profilazioni, finalizzata a spingere i clienti ad acquistare prodotti finanziari, anche a costo di svalutare i risultati che provengono dal MIFID sopravvalutando le capacità e la consapevolezza del risparmiatore nell'acquisto degli stessi. La questione è di particolare attualità: la cronaca recente ha evidenziato, in occasione del dissesto di Banca Etruria, l'importanza della corretta compilazione e valutazione del MIFID, in assenza della quale i risparmiatori possono essere indebitamente spinti a operazioni finanziarie delle quali non sono in grado di valutare correttamente i profili di rischio. Ho quindi chiesto ai Ministri competenti quali urgenti iniziative intendano adottare al fine di verificare e assicurare il pieno rispetto delle relative norme all'interno di Poste Italiane.
Ancor più recentemente, il 12 maggio scorso, con interrogazione 4/13173, ho invece chiesto notizie in merito a un provvedimento - passato fin ora abbastanza sotto silenzio - con cui la Consob, nel luglio scorso, ha sanzionato Poste e alcuni suoi esponenti di primo piano, per violazione delle norme sui conflitti di interesse e la correttezza della condotte, nonché la normativa in materia di valutazione di adeguatezza degli investimenti. Tali violazioni si erano concretizzate tra l'altro in operazioni di c.d. switch, poste in essere da Poste senza alcun riguardo per l'interesse dei clienti-investitori "vittime".
La Consob, in tale occasione, ha individuato tre specifiche carenze in capo alla società:
- la mancanza di presidi volti ad intercettare eventuali incongruenze nelle risposte rese dai clienti in fase di profilatura della clientela;
- l'assenza di meccanismi idonei a ricostruire le modalità di relazione tra operatore e cliente nell'ambito del servizio di consulenza;
- la mancata introduzione della verifica di adeguatezza anche sui disinvestimenti, in quanto presunti sempre ad iniziativa del cliente»;
Ho quindi chiesto al Governo quali eventuali iniziative la società Poste Italiane abbia adottato nei confronti dei dipendenti di cui in premessa a seguito dell'accertamento della Consob, e soprattutto
se risulti al Governo che le carenze indicate dalla Consob nella delibera n. 19283 del 30 luglio 2015 siano state affrontate e corrette, e con quali interventi.
Continuo a vigilare.
Ivan Catalano
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